Nicola Bolla

Empireo

  • A cura di Luca Beatrice
  • Rilegatura Cartonato
  • Dimensioni 27x21 cm
  • Pagine 80
  • Illustrazioni 30 a colori
  • Lingua Italiano, Inglese
  • Anno 2008
  • ISBN 9788836610563
  • Prezzo € 28,00  € 26,60
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Contenuti

Secondo la teologia cattolica medievale, l’Empireo era il più alto dei cieli, luogo della presenza fisica di Dio, dove risiedevano angeli e anime beate. In maniera apparentemente provocatoria Nicola Bolla (Saluzzo, 1963) attribuisce questo nobile epiteto all’immagine triviale rappresentata dalle sue sculture, che fanno pensare a quanto di più materiale ed escatologico possa esserci, il rifiuto corporale, metafora della componente fisica che schiaccia l’uomo verso la terra anziché elevarlo al cielo.

Rievocando il più famoso Ready Made di Marcel Duchamp, l’Orinatoio, Bolla va oltre, estrapolando l’oggetto dal suo contesto originario per destinargli una funzione sconosciuta, ovvero quella di essere toccato, ammirato e desiderato, in virtù della preziosità dei cristalli Swarovski con cui è realizzato. Nel contrasto tra apparenza e sostanza, sontuosità e caducità, luce e ombra, Bolla restituisce così all’oggetto il pieno diritto a essere considerato opera d’arte e non semplice “cosa” prelevata dal reale.

Il lavoro di Bolla, esposto nella Galleria CorsoVeneziaotto di Milano, è presentato in questo catalogo, che accoglie un testo critico di Luca Beatrice e apparati biografici.

Milano, maggio-giugno 2008

According to medieval Catholic theology, the Empyrean Heaven was the highest of the heavens, for it was considered the place of God’s physical presence, where the angels and the souls of the blessed reside. In Ptolemy’s model, the earth was at the centre of the universe, surrounded by eight concentric spheres or heavens. Inspired by Aristotle’s doctrine, mediaeval theologians introduced a ninth sphere, the Primum Mobile, which gave rise to and powered the movements of the celestial bodies. The Empyrean was the highest of heavens. It was considered to be of unlimited size and not made of physical matter, so it was a spiritual place, beyond space and time, and eternally motionless.

Non-substance, vaporousness, and inconsistency visually convey the concept. At the opposite extreme is the image of the work, which recalls all that is most material and scatological – bodily waste. It is a metaphor of the physical component that forces man down to earth rather than raising him to the heavens. Bolla thus points to the extreme separation of the two worlds, between being and appearing, and between ideas and reality. Perhaps the borderline resides precisely in this sophistry, in the place where differences are lost and divisions fade away.

Milan, May - June 2008