Gli Etruschi e gli scavi in Toscana nel Risorgimento

I lavori della Società Colombaria tra il 1858 e il 1866

  • Autore Stefano Bruni
  • Rilegatura Cartonato con sovraccoperta
  • Dimensioni 23 x 28,5 cm
  • Pagine 216
  • Illustrazioni 71 in b/n e 80 a colori
  • Lingua Italiano
  • Anno 2011
  • ISBN 9788836622023
  • Prezzo € 38,00
  •   Non disponibile
Contenuti

Per oltre mezzo secolo, dal 1821 al 1871, Firenze e la Toscana svolsero un ruolo determinante nel processo dell’Unità italiana, dalla formazione della coscienza nazionale alla unificazione territoriale, nel clima di un Risorgimento avvertito come fatto culturale prima ancora che politico-militare.

Alla gloria delle Lettere e delle Arti – incarnate agli occhi della penisola proprio da Firenze e dalla Toscana – deve essere aggiunto anche il recupero del passato della regione e, più latamente, della nazione.

L'idea infatti di alimentare l’identità nazionale anche nel nome degli Etruschi non rimase relegata al solo ambito accademico, ma ha investito la stessa coscienza nazionale, aggregandosi attorno al problema della creazione di un Museo Nazionale Etrusco. Il progetto, vagheggiato da Alessandro François fin dalla metà degli anni trenta, cominciò a prendere corpo nel 1852 in seno al gruppo dei liberali moderati capeggiato da Gino Capponi e nel 1858, grazie a una sottoscrizione pubblica, iniziò la serie di campagne di scavo che fino al 1866 si svolsero in molte zone dell’antica Etruria toscana, condotte dalla Società Colombaria di Firenze.

Appoggiata dapprima da Leopoldo II, poi dal governo provvisorio di Ricasoli e quindi dal neonato Regno d’Italia, l’impresa, tenacemente voluta dal Capponi, da Pietro Capei e da Giovan Pietro Vieusseux, portò alla realizzazione del Museo Etrusco di Firenze, in un primo momento previsto, nel quadro delle iniziative tese a trasformare Firenze nella “Atene d’Italia”, nell’antico Palagio del Podestà, a fianco del Museo Egizio.